Lavoro agile e dispensa precauzionale dal servizio
5 min read– Due istituti tanto indigesti quanto vitali per la stessa Amministrazione … e per i colleghi.
Egregio Signor Questore
questa Segreteria Provinciale con nota 71/2020-COISP/AR del 24 marzo scorso, vista l’attuale grave situazione legata alla diffusione del virus denominato COVID-19, ha inteso chiedere notizie alla S.V. circa la situazione applicativa, presso ogni singola articolazione della Questura e dei Commissariati distaccati, di alcuni istituti normativi introdotti recentemente (lavoro agile e dispensa precauzionale dal servizio) che consentono di far fronte alle esigenze di servizio limitando però al massimo la presenza in ufficio, garantendo nel contempo, in ogni momento, un contingente di personale sano e prontamente operativo e riducendo il rischio di chiusura di interi settori.
In attesa di una Sua risposta a tale nostra missiva, nella giornata di ieri abbiamo potuto prendere visione del contenuto della Sua nota Cat.A/4Gab (425) con la quale Lei ha inteso informare ufficialmente i suoi Dirigenti e le OO.SS. provinciali che 15 dipendenti della Polizia di Stato, hanno manifestato l’intenzione di accedere alle modalità del lavoro agile.
In tale documento Lei ha ribadito che tali attività devono possedere i caratteri generali indicati nella nota dipartimentale a firma del Signor Capo della Polizia (n. 333-A/3820 del 13.3.2020), significando che le attività che non detengono i citati caratteri sono da considerarsi indifferibili e quindi da espletarsi in presenza.
Ovvero, i caratteri generali che devono sussistere contestualmente nelle attività espletabili in forma agile sono:
– il carattere amministrativo;
– l’oggettiva possibilità di svolgimento anche al di fuori della sede di servizio;
– l’essere svolte con strumentazione informatica di comune diffusione, in possesso del dipendente….
Inoltre, sempre nella citata circolare dipartimentale si sancisce che: “…tutte le ulteriori attività sono individuate quali attività indifferibili da rendere in presenza” e che “…il funzionario responsabile dell’ufficio predisporrà una programmazione su base almeno settimanale del Personale da impiegare in modalità agile, in via continuativa o anche per singole giornate lavorative. Dovrà essere assicurato con adeguati meccanismi di rotazione, che tutti coloro che ne facciano domanda possano fruire della modalità agile, compatibilmente con la situazione organizzativa dell’ufficio e delle preminenti esigenze di funzionalità”.
Lei, Signor Questore, inoltre, ha voluto puntualizzare nel suo dispositivo ciò che il Capo della Polizia non ha menzionato, ovvero di dover valutare quelle imprescindibili esigenze per assicurare i vari servizi d’istituto, compresi, ovviamente, quelli di O.P. in atto per contrastare la diffusione del contagio dal coronavirus, ribadendo con forza (in grassetto e all’interno di un riquadro) che: “In tale senso, dunque, si sollecitano le SS.LL. ad una stretta quanto imprescindibile interazione con questo Ufficio di Gabinetto al fine di salvaguardare la fondamentale necessità di assicurare, comunque, sia pure a fronte della delocalizzazione del personale, i servizi di istituto ed di O.P. che la Questura è chiamata ad assolvere giornalmente ed inderogabilmente”.
Beh, rimarcare quanto sopra è apparso a molti poco rispettoso verso l’operato di tutti noi Poliziotti. È sembrato che la legittima pretesa di applicare il lavoro agile e la dispensa precauzionale dal servizio fosse intesa come una fuga da parte di chi legittimamente vuole usufruire di istituti previsti dalla normativa vigente e recepita dal Capo della Polizia.
Vede, dottor Cilona, non vogliamo fare polemica gratuita in questo momento particolare e critico per tutto il Paese, davvero ci piacerebbe capire perché se è permesso chiedere le ferie, usufruire dell’aggiornamento e-learning a domicilio, usufruire di tutti gli istituti previsti di assenza dal servizio,
quando invece si parla di lavoro agile e ancor più di dispensa precauzionale dal servizio si avverte un mal celato ostruzionismo o reticenza nel metterli in atto.
È davvero per noi difficilmente comprensibile tutto questo.
Può farci comprendere chi di questi 15 temerari che hanno chiesto il lavoro agile si è mai sottratto al proprio dovere di poliziotto? Chi ha mai svolto il proprio ordinario lavoro con negligenza e superficialità? Chi, chiamato all’improvviso a svolgere incarichi o compiti al di fuori del proprio settore, si è mai tirato indietro?
Ci tolga poi ogni dubbio circa l’indigeribilità da parte della struttura dirigenziale aretina in merito a tutto quello che è innovativo e tecnologicamente avanzato. Del perché, nell’epoca della digitalizzazione ancora esiste il libro firma con la consueta spola tra i vari uffici e il 3° piano… ma non esiste la rete intranet con cartelle condivise oppure la firma digitale.
Ci faccia capire perché il lavoro agile e la dispensa precauzionale dal servizio sono due istituti tanto indigesti quando invece oggi sono vitali per la stessa Amministrazione e per i colleghi.
Ed inoltre, non ce ne voglia Dottor CILONA, ma quando si parla di attività connessa agli “Archivi” a cosa ci si riferisce, a quali “archivi” presenti in Questura? E cosa vuol dire che tale attività “è da considerarsi indifferibile, anche alla luce del fatto che il V° Settore della Segreteria del Dipartimento, deputato a riconoscere ed assegnare le credenziali di accesso al lavoro remoto, non è in grado di accreditare le stesse in tempo reale a causa del gran numero di richieste pervenute dal territorio nazionale”?
È di per sé una attività indifferibile o lo è per l’impossibilità di assegnare le credenziali?
Ma anche: è così limitativo per i suoi Dirigenti che Lei stabilisca in maniera chiara chi può o non può aderire a tale istituto del lavoro agile?
Sono giorni, Preg.mo Questore, che stiamo colloquiando con Lei su una questione che dovrebbe semplicemente essere accettata e applicata … e sarebbe opportuno concentrarsi anche su altro, magari sulle necessarie precauzioni con le quali mantenere separato il personale per garantire l’integrità dello stesso, evitando che, qualora qualcuno di noi cadesse vittima del virus, renda infetti tutti i colleghi del proprio ufficio e magari anche oltre, così davvero pregiudicando la continuità delle nostre attività.
È incomprensibile, Signor Questore, vedere che quello che sta accadendo intorno a Noi pare non riguardare la Questura di Arezzo.
Saranno anche piccole cose, ma il distanziamento sociale tanto chiesto ed auspicato da tutti dove esiste presso i nostri settori? … se chiudono i bar, come mai ancora assistiamo a continue soste di numerosi colleghi presso i distributori automatici? … se chiudono i ristoranti, come mai non vi sono quanto meno limitazioni di accesso alla mensa della caserma? … perché non vi sono disposizioni precise su chi deve transitare o accedere ai vari uffici? È normale, ad esempio, il libero accesso all’Ufficio di Gabinetto, oppure ad altri uffici, di tutto il personale della Questura senza il blocco preventivo per limitare la promiscuità tra gli operatori??
Beh, siamo profondamente rammaricati di tutto questo.
Cordiali saluti.
Arezzo, 27 marzo 2020
La Segreteria Provinciale del COISP di Arezzo
P.S.: Essere Poliziotti vuol dire tutelare gli altri, noi stessi e la nostra Amministrazione. Se dovessimo ammalarci tutti non avremmo garantito nulla di tutto ciò.
Dal canto nostro, fare Sindacato è anche esprimere il proprio dissenso a quello che onestamente non condividiamo, anche in un momento difficile come questo … e non recederemo di un solo passo fino a quando non avremo testimonianza che si sta facendo tutto quello che peraltro normativamente è stato previsto per evitare il contagio … anche all’interno dei nostri Uffici di Polizia.
P.S.2: Attendiamo chiaramente puntuale risposta alla nostra nota 71/2020-COISP/AR del 24 marzo scorso.